mercoledì 11 luglio 2007

Con i fumetti non ci incarto il pesce


Dovete sapere che Frank è una realtà bi-cefala. Ovviamente voi non saprete mai quale emisfero cerebrale ha scritto cosa.. Tuttavia uno dei due cervelli che compongono la realtà di Frank (leggi pure uno dei due soci, eh eh..) ha di recente scritto un breve articolo che è stato pubblicato sul numero 121 di Mega, il catalogo di Alastor.
L'articolo vuole essere una riflessione. Senza troppe pretese, solo una riflessione da fare mentre si prende il caffè al mattino o mentre portate il cane al parco. Per completezza vi riporto l'articolo per intero qui sotto. Se poi vorrete condividere le vostre riflessioni in pillole.. bè, il tasto aggiungi un commento è li apposta.

"- Con i fumetti non ci incarto il pesce -

Quello del fumetto è un settore abbastanza atipico. Non tanto per la sua conformazione, intendiamoci. Abbiamo Autori, Editori, Distributori e Lettori. Se lo descrivo così non sembra molto diverso dal settore editoriale classico, che si tratti di libri, riviste o quotidiani. Una delle differenze principali sta nei problemi che ciascun attore del mondo del fumetto deve affrontare. Uno, in particolare, è comune a tutti: il preconcetto. Per la maggior parte delle persone che stanno al di fuori del settore, i fumetti hanno un aspetto colorato, sono fatti di carta, sono comprati da ragazzini o da persone che desiderano ancora esserlo. Chi nella propria esperienza d’ Autore, Editore, Distributore o Lettore non si è mai scontrato con preconcetti, risatine a denti stretti o luoghi comuni?Ora, potrei anche dilungarmi su quanto sia sbagliato tutto questo, su quanto i fumetti abbiano un valore culturale rispettabile, sulla passione che muove chi nel settore ci lavora e cose simili, ma se state leggendo queste righe probabilmente sono cose che già sapete. Ciò che volevo portare alla vostra attenzione è una considerazione. Che atteggiamento ha nei confronti del fumetto chi lavora in questo settore? Quali sono le parole con cui lo descrive, la considerazione che ne ha, le iniziative che propone? Quale il modo, in sostanza, con cui questo mezzo di diffusione della cultura viene presentato?Da anni frequento fiere, diverse fumetterie, forum d’ appassionati, insomma incontro persone che il fumetto lo leggono, lo vendono e lo scrivono.Spesso mi capita di soffermarmi davanti ad uno stand, di osservare una vetrina o di leggere un commento e mi sembra che ci sia una tendenza ad auto-ghettizzarsi. Non sempre, intendiamoci, ma spesso. Vedo stand alle fiere che trasudano passione e impegno, questo non lo metto in dubbio, ma che a volte somigliano troppo a delle bancarelle. Alcune fumetterie che ho visitato soffrono di problemi simili e via dicendo??. Il concetto di fiera-mercato credo non vada preso così alla lettera...Spero che nessuno si risenta per questa mia considerazione, vuole essere puramente costruttiva ed offrire uno spunto di riflessione qual’ ora riteniate che ci possa essere. Forse prima di prendercela per come veniamo visti dal mondo esterno, dovremmo valutare bene quale sia l’opinione che abbiamo per noi stessi, quale la reale considerazione che abbiamo per questo settore, come lavoratori del mondo del fumetto e come appasionati e, alla fine, capire come vorremmo essere.

Il resto probabilmente verrà da se."

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Probabilmente hai ragione. Giustamente invece di aspettare che le cose cambino da sole, sarebbe meglio cercare di cambiarle "da dentro" come dici tu. è un peccato che qui da noi il fumetto sia così poco considerato nonostante il grande potenziale comunicativo.

Federico Rettondini ha detto...

La nostra cultura, quella italiana, è estremamente provinciale e vive perennemente con la puzza sotto il naso. L'unico e l'ultimo trattato (analisi) sui fumetti che conosco è quella di Umberto Eco su Apocalittici e Integrati del 66-68 ( credo...non ricordo più ) dove Umbertone analizzava il linguaggio utilizzato da Milton Caniff su Steve Canyon ( un fumetto degli anni 40!!! ).

Poi il deserto, da parte della cultura ufficiale, quella alta per capirci.

Ricordo poi che sulle pagine di Alter, negli anni 80, Renato Calligaro cercò di innalzare allo status di Arte il fumetto promuovendo un dibattito...che si spense da solo.

Ora, noi che viviamo di fumetti, sappiamo bene la bellezza e l'alto valore artistico di un Liberatore, un Magnus, un Pazienza, un Pratt e metteteci chi preferite.

Conosciamo bene l'alto valore letterario e narrativo di sceneggiatori come Moore, Miller o Jodorowski.

Però nonostante tutto, il fumetto viene considerato e visto come letteratura popolare, roba di consumo per le masse ( il che comunque il più delle volte è vero, anche quando ci sono dei superbi disegnatori ).

Io credo che la verità sta nel fatto che, nel nostro paese, manchino gli strumenti culturali per poter giudicare il fumetto per quello che è, cioè una cosa che non è arte e nemmeno mercato ( o è entrambe le cose se preferite ).

Quella che manca è l'educazione, gli strumenti di analisi, una storia dell'arte del fumetto per capirci.

Ma questa è anche una mancanza credo imputabile agli editori che non offrono strumenti cognitivi a chi si approccia ai comics.

Quando studiavo storia dell'arte, ricordo molto bene che di un artista si conoscevano vita morte emiracoli, le influenze che aveva subito, il suo ambiente, i movimenti artistici a cui si ispirava ecc... così da avere un quadro chiaro della sua arte e da dove questa proveniva.

Nel fumetto succede questo?

Io resto estasiato dalle nuove generazioni di cartoonist USA, ma di loro ne so ben poco...per fare un esempio banale, mi sono comprato alcuni albi della serie Civil War della Marvel, che sebbene con sceneggiature piuttosto sempliciotte, toccano temi molto tosti. Perchè la Marvel ha deciso di pubblicare una cosa così? Perchè gli autori hanno avuto questa pensata? Da cosa nasce l'idea? Che vogliono dire?

Credete che abbia trovato qualcosa?

Per dare al fuemtto la dignità che si merita, bisogna che sopratutto gli operatori del mercato escano dal mercato ed entrino nelle università ( è solo una frase d'effetto per cercare d'essere conciso ).

Spero di essermi spiegato adeguatamente.

Anonimo ha detto...

Come semplice lettore - quindi, grazie a Dio non lavoro "nel fumetto"! - mi vengono in mente innanzitutto tre cose: 1. perché dare per scontato che "Gli Appassionati Di Fumetti" siano (o debbano essere o far parte) di un'unica categoria?!? 2. Di nuovo a magnificare PrattMoorePazienzaGiardinoMagnus e a chiederci il perché il fumetto "non è abbastanza considerato dalla cultura Alta? 3. Ancora con 'sta storia della "cultura alta"?!?!??!??
La 2. e la 3. "si rispondono da sole", direi.
Perché non parlare chiaro? perché non dire: "Quanto mi scoccia che I FUMETTI CHE IO E LA MIA CRICCA DI AMICHETTI SNOB consideriamo dei capolavori non siano minimamente cagati di striscio dalla "cultura alta!"
Sapete cosa penso del modellismo? Niente. Non me ne può fregare di meno del modellismo o del fatto che c'è gente che si acceca e s'intossica di colori tossici per costruire robettine in miniatura che costano come una vacanza in Malesia.
Ma, mi chiedo, i modelli(ni)sti stanno lì a menarsela per il fatto che la "cultura alta" non li considera?
Eppure, al di là di queste mie EVIDENTI provocazioni (si capiscono, vero?) credo sinceramente che anche il modellismo sia una forma di passione, intrattenimento, artigianato e talvolta arte, bellissimo e degno di rispetto.
Ma, sinceramente, di cosa pensa la "cultura alta" mi frega poco.
Mi interessa di più, invece, che il Fumetto sia considerato ALMENO dagli appassionati (o presunti tali) come DEGNO IN SE', e non solo se lo scrivono i soliti Nomi Grossi Di Autoroni Impegnati. Insomma, la distinzione tra "fumetto d'autore" e "fumetto popolare" è PROPRIO uno dei motivi per cui la "cultura ufficiale" trascura un pochino il fumetto.
Ma poi: è davvero così trascurato il fumetto?
In Italia sono usciti DOZZINE di saggi critici sul fumetto, negli ultimi anni.
Su riviste a tiratura altissima come l'Espresso o Panorama non manca MAI la/le recensioni su uno o più fumetti; gli allegati editoriali a fumetti degli ultimi 4 anni hanno venduto complessivamente MILIONI di copie. Dico: MI-LIO-NI.
ma che volete di più? Un attestato nero su bianco che confermi che non siete dei nerd brufolosi se leggete ancora fumetti a un'età in cui si dovrebbe cominciare a pensare seriamente alla pensione?...
Mah...

Saluti!

O.